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martedì 11 giugno 2024

Primavera, Estate, Autunno, Inverno e.....ancora Primavera

 



Un monastero buddhista ubicato in un luogo insolito, alla deriva su un piccolo lago circondato da montagne e boschi. I soli abitanti del monastero sono un vecchio monaco e un bambino suo allievo, lì per apprendere le fondamenta della dottrina buddhista. La lenta deriva del monastero coincide con lo scorrere delle stagioni. Gli anni passano in armonia con i ritmi della natura e con il passare delle stagioni, appunto, che coincidono con le stagioni della vita dei protagonisti. I naturali capricci del bambino cambiano forma e natura con l’età. Quelle azioni commesse, per gioco da piccolo, diventano delitti se commesse da adulto. L'allievo conosce l’amore, l’amore lo fa fuggire dal tempio. Torna al monastero, con un atroce delitto sulle spalle, torna per redimersi e per seguire ancora il suo percorso spirituale, con l’aiuto del suo maestro. “Nessuno è immune dal potere delle stagioni e dal loro ciclo annuale di nascita, crescita e declino”, questo in sintesi potrebbe essere uno dei significati del film. Un film semplice, elegante e sobrio. Girato in “interno” dove però le pareti non sono pareti, ma sono la natura: montagne, alberi; il soffitto è un cielo stupendamente mutevole ed il pavimento è l’acqua calma di un lago in un’insieme di colori e sfumature che in alcune inquadrature raggiungono la perfezione di un quadro. Un mondo isolato e contemplativo, chiuso in sé stesso nel quale in un determinato momento fa irruzione la normalità della vita con le proprie contraddizioni. L’esistenza umana molto spesso è colma di dolore e solo attraverso una disciplina etica e con la pratica della meditazione e della preghiera si può raggiungere la via per la liberazione dalle passioni e dalle afflizioni, inoltre il perdono si può trovare solo dentro se stessi, non prima di aver espiato, anche con prove dolorose, l’errore commesso; aspetti della vita messi molto bene in evidenza con insegnamenti e simbolismi che si rifanno alla dottrina buddhista. Un film dal passo lento che permette fin da subito di riflettere sul significato che vuole trasmettere.

 Il tempo è circolare, è un eterno ritorno, è tutt'altro dall'idea lineare del progresso, un mito occidentale. Ma ciò detto, è detto nulla. Il film è altrove, è un pesce nell'acqua per la naturalezza mai noiosa delle scene, è spiazzante persino rispetto all'estetica del regista, il pittore-sceneggiatore-montatore-scenografo-attore Kim Ki-duk (lo vediamo nei capitoli autunnale e invernale) 

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