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martedì 4 agosto 2015

L'Economia dell'Abbastanza

IL CAPITALE SOCIALE
Da anni il significato della parola “collettivo” viene esplorato da studiosi appartenenti a tutte le branche del sapere. Da scienziati a spiritualisti, da fisici a metafisici.
Questo ha dato vita a teorie e tesi che vanno dalla sociologia all’ intelligenza collettiva.
Oggi più che mai “collettivo” è importante perché in occidente si è perso il senso di “appartenenza alla collettività umana” in una caduta libera nel “farsi i fatti propri per rimanere a galla”
Eppure la sindrome delle “sardine sicure” ( leggi alla fine cosa è ) può essere la chiave di lettura per ipotizzare progetti futuri come ad esempio l’idea di Jen Carlson “ se tutta la popolazione del pianeta vivesse nella stessa densità che c’è a Manhattan, staremo tutti quanti comodamente nello stato del Texas. Il resto del pianeta sarebbe pieno di riserve naturali e verde”
Certo è una utopia, ma è anche il segno di una ricerca che nasce dalla percezione che la crisi attuale è strutturale e non del momento, e per uscirne è necessario a pensare all’impensabile, progettare cambiamenti inauditi, esercitarsi a vivere in una nuova utopia per evadere dalla gabbia del presente: la crisi del debito pubblico, il collasso dell’ambiente, il crollo delle aspettative per le nuove generazioni.
Pensare ad “un piano di fuga” ad una grande idea che possa risolvere le 4 emergenze parallele dell’economia, della politica, della natura e della morale.
Diane Coyle nel suo libro “L’Economia dell’ABBASTANZA” ci prova ed elenca le 5 sfide per voltare pagina rispetto a un consumismo distruttivo : Felicità, Natura, Posterità, Equità, Fiducia, e detta le regole per consumare senza distruggere, per costruire una società meno stressata e più felice e lasciare a chi verrà dopo di noi un orizzonte più sereno.
Per fare questo è necessario far recuperare alla gente “il senso di collettivo” recuperare quella Fiducia reciproca, chiamata dai sociologi “Il capitale sociale”, cancellando la sfiducia verso i propri concittadini, nei governanti, nella élite e nelle istituzioni di una società sempre più diseguale dove i sacrifici non colpiscono mai i banchieri, Dirigenti d’azienda o politici.
Quella sfiducia che impedisce di progettare il cambiamento su tempi lunghi, di aprire cantieri per riforme pluriennali e costruire una società più vivibile, un pianeta più integro per i nostri figli.
La Coyle non parla con parole vuote o rilancia utopie arcaiche anzi, il suo realismo è brutale come ad esempio quando affronta il tema dello sviluppo sostenibile come ad una trappola ideologica - “Vi sono persone attirate dalla visione di una economia più gentile, con meno lavoro e più tempo libero, più attività creative e relazioni umane. Un ritorno al fai da te , dell’artigianato all’antica , del lavoro creativo fatto in casa e tutto questo per rispondere anche ai bisogni affettivi. Tuttavia queste aspirazioni rimangono limitate a certi ceti benestanti che hanno soddisfatti i propri bisogni primari, per i quali questa neo frugalità serena diventa l’ennesima ostentazione di una superiorità materiale ed emotiva esibita come status symbol come il diffondersi del concetto del sei posseduto dalle cose che possiedi e quindi alla ricerca del si può vivere con sole 100 cose e qui assistiamo ad affermazioni di personaggi come Di Caprio che dice “io sono arrivato a sole 150 cose” che è solo la ricerca del mantenimento di una esclusività.
Il ritorno in una arcadia pre-capitalistica ed una autosufficienza non può essere una proposta sensata per l’umanità intera.
Per la Coyle la strada è ricostruire la fiducia collettiva e questo è possibile solo riducendo le diseguaglianze, cercando riferimenti diversi per il concetto di benessere e pensare ad uno sviluppo che risparmi risorse per lasciare alla posterità la scrittura dei capitoli successivi e non solo una montagna di debiti e macerie.
Riuscire a progettare il cambiamento su tempi lunghi, aprire cantieri di riforme pluriennali per costruire una società più vivibile e un pianeta più integro per le future generazioni è possibile attraverso quella risorsa che è il Capitale Umano, quella fiducia collettiva degli uni verso gli altri, di quel sentirsi tutti partecipi alla fantastica sfida di costruire un futuro migliore.



Sindrome delle sardine
Le sardine adottano come forma di difesa dai predatori, stare le une attaccate alle altre, anche stando pigiati gli uni a fianco agli altri sulle carrozze sovraffollate della metropolitana, siamo più protetti dal subire aggressioni e rapine.

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Fino alla fine

Si tratta di Anne e Sigrid, madre e figlia, insegnante di scienze e dottoressa. Il più grande ha 67 anni, il più giovane appena 40. Entrambi...