.Ogni volta
che vado in giro a piedi, che faccio un viaggio in treno o in autobus o
metrò, che sono in una pizzeria, non posso fare a meno di notare che tutti,
quasi tutti, hanno la testa su uno strumento tecnologico, cellulare,
tablet, smatphone , videogioco. Che
salgano o scendano da una carrozza,
siano seduti ad un tavolo o in fila per una visita medica, i loro occhi non si
staccano mai. Tutta questa gente non vede nulla di ciò che gli sta intorno,
alberi , persone, vetrine,fiori, disabili, insomma, un mucchio di cose su cui
riflettere, intervenire o partecipare.
E sempre mi
viene da chiedermi che ne sarà delle loro vite, della loro maturazione,
della loro cultura; isolati in un mondo “irreale” che li esclude dal mondo “reale”
in cui vivono.
Non saprei
dire “dove” guardano queste persone con gli occhi perennemente abbassati in un
video, in un palmare o sullo schermo di un cellulare.
Magari
vedono più cose di quante ne posso immaginare io. Mah?
No. Non ne
sono convinto.
Certamente
non vedono tutte le cose che vedo io, alberi persone, vetrine, fiori, disabili
a cui rapportarmi ed a pensarci bene è proprio questa separazione tra il
“loro”panorama ed il mio a spaventarmi.
Sottende ad
una frattura ad una separazione di esperienze e di sensibilità e siccome sono
un animale sociale ho paura di perdere i contatti con i miei simili.
Si, quel
modo di guardare in basso è uno sguardo “in dentro” , non esterno, escludente.
Includente
per migliaia di “amici” inesistenti ed escludente per i pochissimi presenti in
carne ed ossa.
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