La tesi presentata nell'ultimo numero di Internazionale scritto da Jonathan Franzen
La cultura non riesce a prendere fiato, e alla fine ci troviamo con una umanità morta e distesa accanto alle sue opere, che ci sono costate cosi tanta intelligenza che non ne è rimasta più per utilizzarle.
Siamo stati abbastanza complicati da costruire "la macchina" e siamo troppo primitivi per farci servire da essa. La cosa che più colpisce è la divergenza del progresso tecnologico da quello morale e spirituale. Il primo , dopo un intero secolo di conquiste scientifiche che sarebbero sembrate miracolose sino a poco tempo fa, ha avuto come risultato produrre smart phone ad alta risoluzione per girare video di tizi che buttano Mentos dentro bottiglie da un litro di Diet Pepsi e poi gridano " Wow"!
I tecnoidealisti degli anni 90 promettevano che la rete avrebbe inaugurato un nuovo mondo di pace, amore e comprensione. Ma di tutto questo ci ha regalato la banalità dei social, l'ignoranza della libertà di postare qualsiasi idiozia senza riuscire più a riconoscere il serio dal faceto, il vero dal pacchianamente falso. Un mondo in cui hanno successo i chiacchieroni, twittatori e millantatori in una interazione sociale intollerabilmente superficiale. Quella superficialità che oggi è diventata globale e sta accelerando lo snaturamento del pianeta e la sterilizzazione degli oceani, la trasformazione della foresta boreale canadese in un lago tossico di sottoprodotti delle sabbie bituminose, l'abbattimento delle ultime foreste asiatiche per i modelli da giardino cinesi ultraeconomici, la costruzione di dighe sul Rio delle Amazzoni e il disboscamento definitivo delle sue foreste per la produzione di carne e minerali nel generale atteggiamento da "chi se ne frega delle conseguenze, vogliamo comprare un sacco di cazzate e vogliamo pagarle poco" Ed anche il riscaldamento globale, il catastrofico abuso di antibiotici da parte dell'industria agroalimentare, la manipolazione del nucleo delle cellule umane e vegetali che potrebbe rivelarsi disastrosa quanto la manipolazione del nucleo degli atomi.
E si, le testate termonucleari sono ancora dentro i loro silos e sottomarini. Ma che vi piaccia o no, il mondo creato dalla "macchina" infernale del tecnoconsumismo è pur sempre un mondo fatto da esseri umani snaturati dalla velocità della modernizzazione la cui essenza è l'accelerazione dei cambiamenti rendendo così l'esperienza di ciascuna generazione cosi diversa da quella precedente da rendere la sensazione che i valori del passato sono andati irrimediabilmente perduti.
Finchè dura la modernità, tutti i giorni sembreranno gli ultimi giorni dell'umanità
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