DEDICATO A
COLORO CHE POSTANO FOTO DI ORRORI
Philip
Kennicott, The Washington post
Il dubbio
sulla capacità delle immagini di suscitare compassione esiste da tempo, Susan
Sontag l'ha articolato nel suo libro del 1977 "Sulla fotografia" che invocava una "ecologia delle immagini".
La
proliferazione e l'abuso di fotografie che ritraggono gli orrori di cui
l'umanità è capace possono intorpidire e
corrompere
"le immagini trafiggono, le immagini anestetizzano".
Non c'è
nessun modo di "razionalizzare l'orrore, mantenere fresca la sua capacità
di colpire" ha scritto la stessa Sontag nel suo DAVANTI AL DOLORE DEGLI
ALTRI.
Oggi ci
troviamo in un ecosistema di moralità internazionale irrimediabilmente
inquinato da renderci sopportabile vedere e condividere immagini dell'orrore
umano.
Queste foto
sono spesso così profondamente emotive e
forti da far diventare effimero il loro potere, siamo stati cosi tanto abituati
a vedere foto di bambini straziati da gestire la nostra risposata emotiva ,
passando dall'orrore al sospetto sino all'indifferenza.
Alzare
sempre più la posta dell'orrore non è la soluzione per sensibilizzare
l'opinione pubblica ma semplicemente di innalzare il livello di accettazione
dell'orrore.
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