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martedì 13 agosto 2024

La Grande Distruzione

 



Nel 1992, più di 30 anni fa, usciva un libro che ha rivoluzionato un’epoca: «La fine della storia e l’ultimo uomo» di Francis Fukuyama. Il libro che ebbe un grandissimo successo, non solo in ambito culturale, ma anche molte critiche. Il titolo era ovviamente una provocazione: la fine della storia dopo grandi eventi del tempo come la caduta del muro di Berlino nel 1989 e la fine della Guerra Fredda. Tutti momenti fondamentali per il trionfo dell’America e dell’unico modello universale della liberaldemocrazia. Nel corso degli anni ci sono stati tanti eventi che hanno messo a dura prova l’egemonia americana, il 2001 con l’ascesa dell’islamismo e la Cina come grande rivale sulla scena mondiale. La successiva riflessione di Fukuyama nel 1999 con "La grande distruzione" è un ripensamento sugli imprevisti andamenti della storia, si apre alla coscienza della crisi. Il progresso tecnologico e industriale ha infatti determinato la disgregazione dell'ordine sociale, attraverso una trasformazione dalla precedente vita aggregata, basata su "comunità" fondate su vincoli di conoscenza, a "società" di estranei, più aperta da un lato a contatti tra persone diverse, che però si fanno più materiali e distanti, con una maggiore possibilità e libertà di disobbligarsi da vincoli. L'industrializzazione, inoltre, ha marcato uno squilibrio più netto tra ricchezza e povertà. Il progresso tecnologico informatico ha creato una società della conoscenza di massa, accentuando sia la spersonalizzazione, sia la netta differenza tra chi partecipa e chi non partecipa a tali sviluppi. La spersonalizzazione e il distanziamento dei rapporti umani si contrappone alla naturale base della vita umana: consanguineità, su cui si basa la parentela, e mutualità, su cui si basa l'amicizia.

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