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lunedì 12 ottobre 2020

L'uso della DELAZIONE in Unione Sovietica


 Чекист

Čekist

Чекист – s. m.

Чекисты – s. pl.

Definizione:

1. Impiegato della Čeka (Commissione straordinaria per combattere la controrivoluzione e il sabotaggio, esistente in Russia tra il 1918 e il 1922);

2. (coll.) Impiegato/lavoratore presso organi di sicurezza statali (durante l’URSS)1.

Tra tutti i Paesi del mondo, i sistemi di sicurezza e di controspionaggio non ebbero mai un ruolo tanto importante e determinante quanto negli Stati totalitari, dove vennero largamente impiegati non soltanto per garantire l’ordine pubblico e la salvaguardia dello Stato, ma anche come vere e proprie forze per l’eliminazione di coloro che erano ritenuti scomodi o di opposizione al Partito. In molti periodi dell’Unione Sovietica, le varie cellule di sicurezza nazionale (in realtà si tratterebbe di un unico organo, che venne semplicemente riorganizzato e rinominato più volte), a causa della loro onnipresenza e potenza, disseminarono spesso ansia e panico tra la popolazione, sottoponendola ad un controllo opprimente, diventando così veri e propri simboli di terrore.

Il primo organo di sicurezza nazionale creato in tempi sovietici fu la VČK, abbreviazione della cosiddetta Vserossijskaja Črezvyčajnaja Komissija (Commissione Straordinaria Panrussa [per la lotta contro la controrivoluzione e il sabotaggio]), istituita da Lenin il 20 dicembre del 1917 e meglio conosciuta come Čeka2. Proprio da quest’ultima denominazione, ottenuta dalla semplice lettura orale dell’abbreviazione ČK, deriva la parola čekist, usata per indicare gli agenti dell’organizzazione, impegnati nella difesa degli interessi del Partito3. Anche dopo la trasformazione della Čeka in GPU e il trasferimento delle sue funzioni prima al NKVD, poi al MGB e infine al KGB, il termine čekist venne comunque mantenuto e per tutta durata dello Stato sovietico continuò ad essere usato, con un’accezione prettamente negativa, per riferirsi a coloro che operavano negli organi di sicurezza nazionale.

La creazione di un’organizzazione come la Čeka fu avvertita da Lenin come inevitabile per affrontare la situazione storica del tempo: i bolscevichi avevano da poco preso il potere e si trovavano ad affrontare da un lato la resistenza dei Bianchi (armata di ufficiali fedeli all’ex impero zarista) nella Guerra Civile, e dall’altra attacchi provenienti dall’esterno, a causa della Prima Guerra Mondiale in corso. Per la difesa della Rivoluzione era quindi necessaria l’istituzione non soltanto di un esercito volto a proteggere il Paese (l’Armata Rossa), ma anche di un corpo speciale di polizia finalizzato all’individuazione e alla soppressione di azioni segrete e sovversive, per poter garantire maggiore tutela alla nazione5. A seguito di tali considerazioni, soltanto sei settimane dopo la Rivoluzione d’Ottobre venne fondata la Commissione Straordinaria per la lotta alla controrivoluzione e al sabotaggio (VČK), a capo della quale Lenin nominò Feliks Dzeržinskij, figura di spicco del partito bolscevico; egli trasformò la Čeka nel più grande centro di sicurezza nazionale, conferendole inizialmente responsabilità di controspionaggio, controllo della lealtà dell’Armata Rossa, protezione delle frontiere, supervisione della popolazione e raccolta di informazioni, e più tardi anche di lotta contro attività di speculazione, condotte scorrette, spionaggio e banditismo, rendendola così lo scudo e la spada vendicatrice della Rivoluzione, come figura il suo stesso emblema6.

Il modus operandi e molti altri aspetti della Čeka che tratteremo in seguito richiamavano caratteristiche dei primi corpi di polizia, che sussistevano in Russia fin dal XVI secolo. Un primo organo venne infatti creato nel 1565 da Ivan il Terribile e portava il nome di Opričnina, i cui componenti vestivano di nero e avevano un emblema raffigurante la testa di un cane e una scopa, simboli della loro missione: “fiutare il tradimento e spazzarlo via”7. Come accadde poi anche nella Russia di Stalin, le accuse di quei tradimenti erano per lo più ingiustificate. L’Opričnina venne sciolta nel 1572 e, soltanto un secolo più tardi, subentrò il Preobraženskij Prikaz, istituito da Pietro il Grande, che, anche se in forma ridotta, instaurò a lungo un clima di panico ed inquietudine tra la popolazione che sembrava preconizzare il Grande Terrore degli anni ‘30. Un altro importante organo di sicurezza russo fu il Tret’e Otdelenie (la Terza Sezione), polizia politica dello zar Nicola II, fondata nel 1826: come le precedenti, era tenuta a combattere il dissenso politico in ogni sua forma, che veniva punito con esili o condanne ai lavori forzati. Al fine di combatterlo, riteneva necessario sapere regolarmente ciò che pensava il popolo (strategia ripresa più avanti anche dai servizi d’informazione sovietici). La Terza Sezione venne sciolta nel 1880 e sostituita da tutta una serie di dipartimenti e sezioni di sicurezza che vennero generalmente chiamate Ochrana, che all’epoca era un organo dai poteri quasi illimitati: su propria decisione poteva infatti investigare, torturare, incarcerare e perfino esiliare. Quest’ultimo passò alla storia per essere uno dei primi ad aver sviluppato la sigint, la raccolta di informazioni mediante spionaggio, che verrà ripresa e perfezionata dagli organi di sicurezza sovietici.

Alla fine della Guerra Civile la Čeka contava circa 250.000 agenti operanti nell’ombra, tra cui soldati, lavoratori e altri che si unirono al Partito Comunista e ai suoi organi credendo fedelmente negli ideali socialisti. Molto spesso il čekista viene descritto come un sanguinario e un torturatore, in quanto l’effettiva mancanza di controllo e di giurisdizione della Čeka in quegli anni attirò molti avventurieri e sadici, che, venendo reclutati, davano libero sfogo ai propri istinti9. In realtà, pare che la spietatezza fosse una caratteristica propria dell’organizzazione stessa, che durante la Guerra Civile era paragonabile ad un plotone di esecuzione, avente poteri straordinari ed extragiudiziali che autorizzavano omicidi di massa nei confronti di coloro che venivano considerati nemici del proletariato e della Rivoluzione, reali o immaginari che fossero. Vi erano classi giudicate colpevoli a priori, verso i cui membri dovevano essere attuate misure di discriminazione e annientamento: tra queste vi erano la vecchia nobiltà (aristocratici, ex proprietari terrieri, mercanti e figure di spicco dell’epoca zarista), i kulaki e il clero10. Secondo le statistiche, il numero delle vittime causate della Čeka ammonterebbe a più di 50.000 persone, mentre il numero di torturati pare quasi incalcolabile11. All’organizzazione viene inoltre attribuita l’uccisione dello zar Nicola II e della famiglia imperiale, avvenuta nei boschi di Ekaterinburg nel luglio del 1918.

Nei primi mesi della sua esistenza, la Čeka aveva soltanto il diritto di condurre ricerche ed indagini preliminari, ma con l’intensificarsi delle cospirazioni dei Bianchi le vennero conferiti maggiori poteri, finalizzati alla repressione diretta di oppositori politici, spie, organizzatori e partecipanti attivi a congiure militari o insurrezioni, dando il via a quello che venne definito Terrore Rosso. Ai čekisti fu concesso il diritto di poter prendere in ostaggio figure autorevoli dell’alta borghesia e dell’esercito zarista, e, dopo il tentativo di assassinio di Lenin, anche di liberarsene in vere e proprie esecuzioni di massa: gli agenti avevano infatti l’obbligo di fucilare chiunque fosse stato ritenuto coinvolto nelle macchinazioni della Guardia Bianca13. Nel 1919 venne inoltre accolta la proposta di Dzeržinskij di estendere l’esecuzione come punizione anche per i venditori di cocaina, ladri, piromani, contraffattori, spie e traditori, in quanto vigeva una repressione particolarmente dura per i crimini politici ed economici.

Le libertà della Čeka vennero ridotte soltanto a partire dal 1920, quanto la situazione del Paese era profondamente cambiata: la fine della Guerra Civile e l’introduzione di una nuova politica economica (NEP) crearono i requisiti necessari per la stabilizzazione della situazione politica e il rafforzamento dello Stato di diritto. L’organizzazione venne sottoposta a riforma, per mezzo della quale venne decretata l’abolizione dei tribunali rivoluzionari e militari d’emergenza, sancendo anche l’impossibilità dei čekisti di imporre autonomamente la pena capitale ai nemici delle autorità sovietiche.

La Čeka cessò di esistere nel febbraio del 1922 e i suoi compiti furono trasferiti al Gosudarstvennoe Političeskoe Upravlenie (GPU), ovvero al Direttorato politico di Stato, sezione dell'NKVD (Narodnyj Komissariat Vnutrennych Del - Commissariato del popolo per gli affari interni)16. La GPU non si presentò comunque più benevola dell’organo precedente: la vaghezza del Codice Penale e le abili manipolazioni dell’organizzazione durante il periodo staliniano contribuirono nuovamente a dilagare ondate di arresti e persecuzioni volte a punire individui scomodi o ritenuti pericolosi anche senza una minima prova della loro colpevolezza, in quanto l’accusa era più che sufficiente.

Le sue rinominazioni successive furono l’OGPU (Ob’’edinënnoe Gosudarstvennoe Političeskoe Upravlenie - Direzione politica di Stato generale, 1923), NKVD (1934), NKGB (Narodnyj Komissariat Gosudarstvennoj Besopasnosti - Commissariato del Popolo per la Sicurezza dello Stato, 1941), MGB (Ministerstvo Gosudarstvennoj Bezopasnosti - Ministero per la Sicurezza di Stato, 1946), MVD (Ministerstvo Vnutrennich Del - Ministero degli affari interni, 1953), KGB (Komitet Gosudarstvennoj Bezopasnosti - Comitato per la Sicurezza di Stato, 1954), che continuarono a svolgere compiti di intelligence e controllo con tutti i mezzi possibili a loro disposizione, e con modalità non dissimili da quelle tipiche della Čeka18.

Gli arresti, le punizioni, i processi, le esecuzioni, l’esilio e le pene inflitte agli oppositori del Regime erano ben noti, in quanto tali informazioni venivano divulgate dallo Stato stesso, per fungere da un lato come esempio per scoraggiare traditori e sabotatori, dall’altro per mostrare la funzionalità delle organizzazioni di sicurezza ed intimidire i cittadini, che si trovavano sotto costante controllo ed erano invitati a denunciare chiunque mantenesse un comportamento scorretto, sospetto o provocatorio, anche se si trattava di genitori, coniugi, figli, amici e parenti, altrimenti ne avrebbero condiviso il destino con l’accusa di complicità. Chiunque, dai membri del Partito ai semplici operai, si trovava infatti sotto la supervisione dei čekisti, che erano nascosti ovunque, tra i dipendenti delle fabbriche, nelle scuole ed università, sui tram, tra il personale degli uffici e le persone in coda fuori dai negozi, come anche negli appartamenti comuni in cui viveva la maggior parte dei cittadini.

Uno dei mezzi largamente impiegati sia per la diffusione che per la ricezione di informazioni erano prevalentemente i giornali, dove la popolazione non soltanto poteva leggere le sorti dei comunisti corrotti identificati e puniti, ma anche inviare lettere di denuncia che avrebbero permesso al governo di avere notizie sull’attività controrivoluzionaria del Paese ed usarle come strumento di potere per annientarla: i čekisti si aspettavano infatti che i corrispondenti denunciassero la corruzione o il cattivo comportamento di funzionari o individui locali, che sarebbero stati immediatamente individuati e perseguiti. Queste lettere di accusa venivano spesso anche inviate agli stessi dirigenti del Partito o agli organi giudiziari21. Chi scriveva le denunce lo faceva o per lealtà al partito, o per non essere giudicato colpevole di complicità a causa dell’arresto di una persona “scorretta” vicina a loro di cui non avevano informato, oppure perché gli agenti li minacciavano di morte, offrendo loro come ultima alternativa per salvarsi quella di diventare informatori ed inviare informazioni sulle persone che avevano intorno.

Le accuse più frequenti giudicavano un individuo colpevole di nascondere qualcosa a riguardo del proprio passato (discendere ad esempio da famiglie di kulaki o ex borghesia zarista) o di detenere un comportamento criminale o inappropriato secondo i principi sovietici, calunnie che molto spesso i corrispondenti lanciavano non soltanto come segno di devozione al Partito, per informarlo, ma anche per il conseguimento di obiettivi personali22. Contadini ambiziosi denunciavano e facevano spesso arrestare i capi delle fattorie collettive per cui lavoravano con la speranza di ricevere a loro volta l’incarico e molti accusavano i propri vicini di casa o di stanza per accaparrarsi i loro spazi23. Molto rappresentativa è la storia di un uomo chiamato Volodarskij, che fu denunciato da una coppia di coinquilini di condurre una vita dissoluta, di essere spesso ubriaco e in compagnia di diverse donne durante la notte, come anche di aver messo incinta la domestica. Tutto ciò venne fatto soltanto per poter poi ottenere la sua stanza una volta arrestato.

Molte delle lettere inviate erano spesso anonime (chiamate anonimki) e i loro autori venivano definiti anonimščiki (i senza nome)25. La ragione per cui si voleva celare la propria identità era l’ovvia paura delle rappresaglie o ritorsioni che avrebbero potuto subire26. La firma conferiva però notevole veridicità e credibilità al messaggio, mentre le lettere anonime venivano recepite come meno attendibili (nonostante fossero molto più franche). Proprio per questa ragione i cittadini tendevano a firmarle anche con falsi nomi pur di conferire loro autenticità27. Le anonimki non erano ben viste dallo Stato e i cekisti venivano spesso incaricati di trovarne gli autori, i quali potevano subire due possibile destini: venire reclutati come informatori oppure essere arrestati e puniti.

La paura di diventare mira di una lettera accusatoria era particolarmente diffusa, soprattutto durante il dominio staliniano, ma i cittadini vissero con questo timore fino all’epoca della glasnost’29. Durante il periodo delle Grandi Purghe (1937 - 1938) il volume delle delazioni aumentò notevolmente, come anche il regime di oppressione e controllo sulla popolazione. Le persone avevano paura di parlare, di dire qualcosa che sarebbe costato loro la vita, e allora sussurravano. In russo chi sussurra per paura di essere ascoltato viene definito šepčuščij, mentre chi bisbiglia alle spalle di qualcun’altro šeptun e pare che tale distinzione sia nata proprio durante gli anni staliniani30. Le famiglie sviluppavano vere e proprie regole di conversazione: ai bambini veniva insegnato a non parlare dei propri parenti e a non esporre critiche e giudizi in pubblico, mentre in casa si imparava a parlare con gli occhi e ad alludere a idee ed opinioni, celando così il vero senso delle proprie conversazioni ad estranei. Comunemente si diceva che u sten est’ uši (i muri hanno le orecchie), alludendo al fatto che chiunque poteva essere una spia e riportare tutto alle autorità, anche i vicini di casa o stanza (nel gergo, chi faceva la spia veniva chiamato stukač, termine che deriva dal verbo stučat’, bussare, battere, che nel linguaggio criminale e di prigione indicava il colpire qualcuno). Tale situazione contribuiva ad accrescere paura ed ansia nelle persone: molti vivevano nel costante timore di poter essere arrestati durante la notte, svegliandosi non appena sentivano una macchina arrestarsi nei pressi della loro abitazione o per il rumore di passi davanti alla porta d’ingresso. Molti tenevano accanto al letto addirittura borse già pronte, con all’interno tutto ciò di cui avrebbero avuto bisogno nel caso in cui i cekisti si fossero presentati a quell’indirizzo. Temuti erano i cosiddetti čërnye vorony (corvi neri), ovvero i furgoni utilizzati per il trasporto degli arrestati, che venivano spesso mascherati da normali mezzi di trasporto ponendovi le scritte “pane”, “carne” e altri prodotti comuni per non destare alcun sospetto.

Stalin fece ampiamente uso degli organi di polizia anche durante gli anni della Seconda Guerra Mondiale, quando svolsero per lo più operazioni di spionaggio, intercettazione, decodifica e ricezione di informazioni. Il lavoro dei vari informatori e dipartimenti dell’Unione stanziati in tutto il mondo fu assiduo e audace, tanto che sarebbe anche riuscito ad accelerare le sorti delle Guerra e a risparmiare enormi sofferenze al popolo sovietico, se solo fosse stato ascoltato. La NKVD e la fitta rete d’informazione furono infatti i protagonisti di una spiacevole sventura: nonostante un accordo di non invasione, nel ’41 Hitler stava organizzando un piano d’attacco contro l’URSS, di cui vennero a conoscenza molti collaboratori sovietici, che si affrettarono a far giungere la notizia a Stalin. Quest’ultimo, profondamente convinto della non volontà di Hitler di violare il patto, non prese sul serio gli avvertimenti (si conta che furono più di cento, tra cui uno personale di Winston Churchill), considerandoli frutto di cospirazioni inglesi, non riuscendo ad evitare così la catastrofe35. In questo clima già piuttosto delicato, i cekisti non persero l’occasione di renderlo ancora peggiore: sostenendo che alcune persone potessero accogliere il nemico come liberatore dal regime comunista oppure disertare, Stalin li incaricò di arrestare e uccidere tutti coloro che parlavano di una possibile sconfitta dell’Unione Sovietica e che si tiravano indietro dal combattere.

Soltanto la morte di Stalin mise fine ai periodi di maggiore terrore della storia sovietica. Fortunatamente il dittatore non lasciò un erede con il suo stesso grado di crudeltà e perfidia, e, in tal modo, il nuovo leader del Partito poté avviare una parziale liberalizzazione di tutte le sfere della vita pubblica e politica del Paese, operazione che venne chiamata ottepel’ (disgelo): l’indebolimento della vita pubblica e la crisi dell'economia richiesero l'immediata cessazione della politica terroristica nei confronti della propria popolazione e la concessione di libertà minime, ma lo stretto monitoraggio degli organi statali e del Partito sui media e sui cittadini, attraverso controlli, incursioni e indagini di massa, venne comunque mantenuto e perdurò fino al 198837.

Anche dopo la caduta dell'Unione Sovietica, i servizi di sicurezza e di intelligence russi continuarono a svolgono un ruolo importante nelle questioni di sicurezza nazionale, molto più di quelli degli Stati europei o degli Stati Uniti. L’organo di polizia attuale, l'FSB (Federal'naja Služba Bezopasnosti Rossijskoj Federacii), costituisce la più grande organizzazione di sicurezza in Europa, ed è una delle più grandi del mondo dopo il Ministero della Sicurezza della Repubblica Cinese e la CIA

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