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venerdì 3 maggio 2019

Perché è importante scrivere



Mi chiedo perchè sono sempre più spaventato dal futuro.

Si certo, ho le mie convinzioni, come tutti, ma personalmente credo che il mondo non vada avanti “per caso”, credo che tutto sia conseguenza di scelte degli “ interessi prevalenti”.

Vedo che le persone vengono sempre più spinte a “fondersi” con la tecnologia attraverso messaggi che veicolano nella testa, in quella dei giovani sopratutto, inutili utilità e false comodità, spacciate come panacea di benessere, salute ed efficienza.

Radicare nella gente queste convinzioni ha come scopo convincerle a collegare ai computer i propri circuiti neuronali, con la promessa di migliorare la propria capacità di adattamento ai cambiamenti e di vivere senza stress. Ma sinceramente questa prospettiva non mi rassicura per niente. Davanti a me vedo un mondo di caos ed incertezza.

Gli strumenti che l'evoluzione ci ha messo a disposizione per affrontare questo caos ed incertezza sono diventati inadeguati. Vedo le famiglie sempre più sparpagliate per il mondo, le religioni piegate ai fini della politica e svuotate di spiritualità. I concetti di famiglia, clan, tribù e nazione messi in crisi dalla ibridazione e contaminazione di razze , culture e tradizioni.

Il futuro che vorrei mi appare sempre più improbabile e il futuro che mi sembra più probabile mi riempie di ansia. E così mi sento impotente, instabile nel presente, sradicato dal passato,resistente al futuro.

Di fronte alla consapevolezza che ho della transitorietà della esistenza che consolazione può offrire una religiosità fondata sullo scontro con altre religiosità? E l'ibridazione di una tribù con le altre, non mette in crisi quel senso immutabile di identità collettiva su cui si fonda anche l'identità individuale? Siamo sempre più sganciati da tutto, proprio mentre chi agita le correnti del cambiamento le fa diventare intorno a noi sempre più impetuose.

Ma per un nonno del futuro, voler bene ad un nipote che vive dall'altra parte del mondo con cui comunica con i potenti mezzi della tecnologia che sembra annullino spazi e tempi è lo stesso che averlo a vivere sullo stesso pianerottolo? No, sinceramente non ci credo che sia la stessa cosa.

Quando avevo 6 anni io e la mia famiglia ci trasferimmo per necessità dal nord, dove sono nato, in Sicilia. Stiamo parlando degli anni sessanta, all'epoca non esistevano ne e mail, ne social, ne sms, anzi pochi avevano addirittura il telefono in casa, la posta era lenta e inaffidabile c'era un solo canale televisivo che si vedeva solo a certe ore.

Facce nuove, dialetti sconosciuti e nessun amico e fu allora che comincia a buttarmi sui libri, quelli per ragazzi, quelli che facevano sognare , quelli che mettevano in moto la fantasia e la creatività di un bambino di quei tempi, per il quale i giuochi doveva inventarseli invece che avere, come oggi, uno stuolo di programmatori che passano migliaia di ore ad inventarli per farli acquistare dai genitori di questi bambini.

Inventare, fantasia, sognavo ad occhi aperti battaglie di romani contro i barbari, la cavalleria americana che inseguiva orde di indiani,danze intorno al fuoco e fughe nelle immense foreste di sequoia.

Queste fantasie sono state il punto di partenza per la persona che sono oggi ma sopratutto è da li che è nata la voglia e l'abitudine a scrivere, parlare, stare nel mondo e con la gente.

Fin dalla notte dei tempi gli uomini si radunano attorno al fuoco per raccontare e ascoltare storie. Lo facciamo ancora oggi , anche se il fuoco di oggi è diventato la luminosità dello schermo di uno smartphone, di un pc, del cinema o della televisione stessa.

E’ attraverso l'immaginazione che creiamo il potenziale di ciò che sarà di noi e del nostro mondo. Le religioni sono fatte di storie, le storie hanno il potere d i liberarci dalla tirannia di ciò che è stato e che è.

Siamo tutti inventori di storie. Lo facciamo tutti i giorni per illuderci di sfuggire alle trappole della convenzione, del politicamente corretto, per sentirci affrancati dal pensiero unico dominante, anche se non lo condividiamo e per mentire con noi stessi, per darci una immagine, per nascondere la verità.

Tutti dovremmo fare la nostra parte nell'immaginario, per trovare una via d'uscita dalla trappola delle convenzioni, dell'uomo ad una dimensione dalla società ad una dimensione, dal pensiero ad una dimensione.

Scrivere, scrivere, scrivere perchè in questo modo possiamo diventare una specie di start up di inventori pazzi e solitari nel dipartimento ricerca e sviluppo della immaginazione.

Il futuro è troppo importante per lasciarlo in mano ai politici di professione o agli speculatori finanziari avidi ed è troppo importante anche per lasciarlo in mano alle tecnologie.

Altre immaginazioni ed altri punti di vista devono rivendicare il proprio ruolo.

C'è bisogno di un racconto radicale e politicamente impegnato e che non necessariamente debba parlare di distopie o utopie. Dobbiamo attingere a tutta la follia, intuizione e imprevedibilità di cui siamo capaci per raccontare dove vogliamo arrivare come individui, famiglie, società, culture, nazioni, organismi, abitanti della terra. Per fare questo basta solo un impegno a pensare ad un futuro delle genti, narratori, è il momento di provarci.



“Se vostro figlio vuole fare lo scrittore o il poeta sconsigliatelo fermamente. Se continua minacciatelo di diseredarlo. Oltre queste prove, se resiste, cominciate a ringraziare Dio di avervi dato un figlio ispirato, diverso dagli altri.”

Maria Grazia Deledda

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