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sabato 14 aprile 2012

Il terzo occhio

All'interno di un edificio alla periferia di Matarò, vicino a Barcellona, c'è la Cyborg Foundation, che aiuta le persone ad integrare dispositivi elettronici nel loro corpo. La costruzione, detta "l'incubatrice" e situata nel Tecno-Campus della città, è una specie di alveare composto da decine di piccoli studi che l'istituto mette a disposizione di associazioni che sviluppano idee interessanti. In una di queste c'è il cyborg Neil Harbisson, dalla cui fronte mi osserva un tezo occhio. elettronico, collegato attraverso un cavo audio a un chip che si trova all'altezza della sua nuca.
Il terzo occhio è in realtà un  sensore in  grado di leggere le frequenze luminose emesse da un colore e trasformarle in suoni. I suoni , a loro volta, raggiungono il cervello attraverso le ossa del cranio. Grazie a questo marchingenio, Harbisson ha acquistato il senso di cui gli altri umani sono privi : lui "sente" o " ascolta" i colori.
L'ACROMATOPSIA è una condizione visiva rara e Harbisson non poteva spiegare di vedere in bianco e nero perchè non concepiva un altro modo di vedere. Era un ragazzo sveglio e pieno di risorse, così si adattva all'ambiente memorizzando le parole associate a determinati oggetti. Del cielo, per esempio, si diceva che era azzurro, del prato, che era verde, del limone e della banana, che erano gialle, dei camion dei pompieri che erano rossi. Ma se gli chiedevano di che coloro fosse il maglione che indossava quel giorno, non sapeva cosa dire.
E' stato li, all'università di Totnes, che ha conosciuto Adam Montandon. Lo studioso teneva una conferenza sulla cibernetica. Dopo la lezione, Harbisson gli si è avvicinato, gli ha raccontato di vedere in bianco e nero e insieme hanno cominciato a pensare ad un occhio elettronico in grado di tradurre i colori in suoni.
" Colore e suono hanno qualche cosa in comune; entrambi hanno una frequenza. La frequenza di ogni colore corrisponde  ad una nota musicale che non riusciamo a sentire  perchè è eccessivamente acuta e perchè è una onda di luce e non di suono. Quello che faccio è trasporre le frequenze di luce o di colore in frequenze di suono".
" Quindi il rapporto tra colori che vedi e i suoni che ascolti non è arbitrario?".
" Assolutamente no. se l'orecchio umano potesse percepire la frequenza del rosso, sarebbe, approssivamente , un fa".
" E' indispensabile avere un'educazione musicale per usare il dispositivo?"
" No, al contrario, la formazione musicale è come un busto rigido che ti consente di sentire solo le 12 note prestabilite, ma nella realtà le note sono infinite".
Mi alzo dalla sedia, mi metto di fronte a lui, gli chiedo come sono vestito e , dopo avermi scrutato dall'alto in basso con il suo occhio elettronico, risponde :" Suoni poco. Il blu dei jeans suona come un do diesis e quello che indossi sopra ( giacca grigia, polo nera) è incolore , non ha tono".
Lui indossa scarpe gialle, pantaloni azzurri e un maglione rosso.
" L'accordo che viene fuori" , mi spiega, " sarebbe un do-mi-sol, un accordo maggiore, allegro, armonico".
I suoi criteri per combinare i colori dei vestiti non sempre coincidono con quelli delle persone che vedono i colori invece di ascoltarli, ma per lui l'importante, quando deve vestirsi, è che l'insieme suoni bene.

Juan Josè Millas, El Pais, Spagna - Internazionale numero 936 del 17 febbraio 2012

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