Seth S. Horowitz,
The New York Times , Stati Uniti.
edito in italiano su Internazionale numero 976 del 23
novembre 2012
Insomma, sentire è facile.
Ogni vertebrato che non
abbia avuto qualche incidente genetico, evolutivo o ambientale lo fa da
centinaia di milioni di anni.
Ascoltare davvero, invece, è difficile quando
nelle orecchie s’insinuano potenziali distrazioni ogni 50 millesimi di secondo.
Per fortuna l’ascolto si può allenare: invece della
solita musica, si può ascoltare di nuova quando si fa jogging.
O ascoltare i
guaiti e i latrati del nostro cane quando cerca di dirci che c’è qualcosa che
non va.
Oppure ascoltare la voce del
partner , non solo le parole, che dopo anni rischiano di ripetersi, ma i suoni
sottostanti, le emozioni contenute nell’armonia.
In questo modo si potrà risparmiare qualche litigio. “Non ascolti mai”
non è solo una lamentela ricorrente in
un rapporto problematico, è diventata anche un epidemia in un mondo che ha sostituito
il contenuto con la comodità, il significato con la velocità.
La ricchezza della vita non sta nel chiasso e nel
ritmo, ma nei timbri e nelle variazioni che si possono percepire solo se si
presta attenzione.
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