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sabato 21 ottobre 2023

Fino alla fine




Si tratta di Anne e Sigrid, madre e figlia, insegnante di scienze e dottoressa. Il più grande ha 67 anni, il più giovane appena 40. Entrambi avevano una casa in un villaggio, in una piccola fattoria dell'Ovest.

Sigrid si è trasferita a Oslo molto tempo fa, con il marito e i figli. Non riesce a gestire il villaggio, il luogo in cui tutto è accaduto quando era bambina e giovane. Né può dimenticare le carenze di sua madre, il suo tradimento quando suo padre subì un colpo dopo l'altro e Anne non fu più capace di Gustav. L'uomo che ora è seduto nella casa di cura, distante nello sguardo e nel pensiero.

Anne e Sigrid sono le narratrici in prima persona del libro, si alternano ritmicamente tra loro ad ogni capitolo. A volte una conversazione o un evento cambiano semplicemente prospettiva, a metà, e aprono al lettore la duplicità della relazione. Vecchi e nuovi rancori, amarezze e aspettative apprese dall'altro.

La vita di Anne presto finirà. Sta per andare in pensione, lo teme, ma poi arriva l'ottusità, la forza che svanisce. Ha il cancro, una delle forme più comuni, inizia nell'intestino. Potrebbe andare bene, ma poi c'è stato lo spread.

Helga Flatland scrive dritta al punto, la sua prosa evidenzia ed enfatizza la quotidianità in generale in questo dramma per una famiglia. Le sue frasi sono ponderate e ben formulate, ma non indulge mai nella sperimentazione o in alcun tipo di abbellimento. Mentre il testo avanza con calma, il lettore può sentire e registrare tutti i sentimenti che si celano sotto e andare avanti.

In questo modo, e attraverso i dialoghi vivaci, diventa acuto il bisogno di chiarimento, riconciliazione e riavvicinamento, anche per il lettore. Ma a quali condizioni? Da Sigrid? E cosa sono esattamente le "scuse"?

Il percorso delle persone fragili verso una fine con cui possono vivere e morire può essere doloroso da leggere lungo il percorso. Ma dopo? Poi Helga Flatland ha dimostrato che il romanzo realistico ha ancora il suo posto nel mondo. Non da ultimo con un finale eccezionalmente bello, vita e morte insieme.


giovedì 6 luglio 2023

Ma davvero?

 

Davvero non mi dispiace se questa la saltate
Le mie parole sono un sussurro, la vostra sordità un urlo
Posso farvi sentire sensazioni ma non posso farvi pensare
Il vostro sperma è nello scarico, il vostro amore nel lavandino

E così vi cavalcate per i campi e
e concludete i vostri affari animaleschi
e i vostri saggi non sanno come ci si sente
ad essere ottusi come un mattone

E le virtù come castelli di sabbia vengono spazzate via
nella marea distruttiva della confusione morale
L’onda che si ritrae segna la fine del gioco
e l’ultima scopre una nuova via

Ma le vostre scarpe nuove hanno i tacchi già consumati
e la vostra abbronzatura sta rapidamente scomparendo
e i vostri saggi nemmeno si immaginano come ci si sente
ad essere ottusi come un mattone.

E l’amore che sento io è così lontano:
sono come un brutto sogno che ho avuto oggi
E scuoti la testa e dici: “È un peccato”.

Fatemi tornare indietro nel tempo ai giorni della mia gioventù
Tirate giù il sipario e ignorate la pura verità
Fatemi tornare nel passato, nelle epoche lontane:
lasciate che cantino quella canzone

Guardate lì! È nato un bambino
e lo dichiareremo pronto per combattere
Sulle spalle ha dei punti neri
e la notte si piscia addosso

Ma noi faremo di lui un vero uomo
Gli insegneremo un mestiere
gli spiegheremo come giocare a Monopoli
e come cantare sotto la pioggia.

 


https://youtu.be/ldXdnZtTWp8

 

lunedì 13 marzo 2023

Vivere con i lupi - di Nikki Kolb

 


Lavorare in un rifugio per lupi è diventato parte della mia identità. Lasciare il branco è stato più difficile di quanto mi aspettassi.

Gli ululati si increspano sul fianco della collina mentre passo sotto le braccia di pinyons stentati e ginepri consumati dal vento. I lupi mi seguono da entrambi i lati, occhi fluorescenti che scrutano nell'oscurità. Anche se so che sono dietro le recinzioni, il mio cuore batte ancora per le loro sagome in agguato, gli artigli che schioccano, la pelliccia che si sposta, i peli di guardia lunghi e irti.

Alla mia sinistra, Teton e Shasta, giovani artici, si precipitano verso di me e si fermano con precisione predatoria prima di precipitare nell'anello di catena che riveste il loro recinto di mezzo acro. Il loro sguardo mi segue per tutta la lunghezza del loro habitat finché Rain e Nimoy non riprendono l'inseguimento, poi Oscar e Gaia, e Zeus, e Luna, finché non raggiungo il bordo del recinto di Nakota e Lani dove finisce la linea di recinzione e il recinto si apre su un campo di fiori di campo e ossa sbiancate dal sole.

In notti limpide come questa la mia torcia rimane spenta, infilata nella tasca dei pantaloni, costringendo i miei sensi a sentire, sentire, annusare, vedere una frazione di ciò che fanno gli animali senza sforzo. Per notare l'aria fresca sulla mia pelle, la terra secca nel mio naso che si attacca alla parte posteriore della mia gola. Sono in un angolo remoto del New Mexico, dove mi sono dedicato a sei mesi di volontariato a tempo pieno presso un santuario della fauna selvatica che salva lupi, cani lupo e altri canidi selvatici dal commercio di animali esotici. Anche con i lupi che chiacchierano intorno a me, mi sento a mio agio durante questo viaggio notturno verso la mia cabina off-grid. Ma non ero neanche lontanamente così coraggioso quando ho iniziato.

Cresciuto nella periferia del New Jersey con poca esperienza all'aria aperta, non avrei mai immaginato di vivere insieme a settanta cani, setacciando barili da cinquantacinque galloni di carne cruda, infilando recinzioni, trasportando acqua e scavando buche a 7.500 piedi sopra il livello del mare. Quindi ero tutt'altro che sicuro quando, appena uscito dal college e nelle prime fasi di scrittura di un romanzo con i lupi, sono salito su un aereo per capire meglio Canis lupus e il loro rapporto intricato con l'uomo.

Do la colpa a Barry Lopez. È stato solo dopo aver preso in mano il suo libro seminale Of Wolves and Men nel centro di Boston che mi è venuta l'idea. La vita in città era sempre più soffocante e il mio contratto a tempo pieno stava per finire. Con una laurea in scrittura, il desiderio di lavorare nella conservazione e nessuna chiara prospettiva, stavo cercando delle opzioni. Una ricerca su Internet mi ha portato al Wild Spirit Wolf Sanctuary, dove mi sono iscritto per vivere sul posto, prendermi cura dei lupi e scrivere. Ho passato un anno a prepararmi per il viaggio, ma quando è arrivato il momento di partire, niente ha potuto placare il mio terrore profondo. La pura vulnerabilità di uscire dalla mia zona di comfort era inevitabile. Sono andato comunque.

Dopo il panico periodico durante il mio volo, sono stato accolto dal direttore esecutivo in un furgone bianco senza contrassegni che puzzava di diecimila piedi di cane. Leyton e io abbiamo fatto due chiacchiere durante il viaggio di due ore dalla città mentre guardavo fuori dal finestrino, ipnotizzato dal paesaggio. A ovest di Albuquerque, campi di lava di roccia nera si riversavano in un mare di arenaria infuocata e valli infinite dove Laguna e Acoma Pueblos, treni merci, casinò e un vecchio tratto della Route 66 apparivano e svanivano tra altipiani e pianure desertiche. I boschi sono arrivati ​​con l'elevazione, i pini e le praterie si mescolano attraverso il Continental Divide mentre guidavamo dentro e fuori dalla Navajo Nation, attraverso la città di Ramah, e nella comunità non incorporata di Candy Kitchen,

Quando finalmente arrivammo, mi fu mostrato il mio hogan incompiuto, l'alloggio più lontano dalla cucina e dai bagni condivisi. Non aveva elettricità, un materasso rivestito di plastica sul pavimento di cemento, una stufa a propano che non sapevo usare e un telo blu pieno di buchi che copriva il tetto che perdeva. I lavori iniziarono il giorno successivo all'alba.

Una volta che Leyton se ne andò e io fui di nuovo solo con le mie borse e i miei pensieri, sapevo che il mio istinto aveva ragione: che nessuna quantità di esercizio, attrezzatura o scopo avrebbe potuto prepararmi per questa esperienza, così come credevo che nessuna quantità di lettura potesse qualificarmi. scrivere con autorità sui lupi. Ma nelle settimane successive di estenuante addestramento, ho scoperto rapidamente che mi mancava qualcosa di più delle abilità di campeggio di base o della conoscenza dei lupi: ero pietrificato dalla natura selvaggia. Nonostante la mia pura stanchezza, quelle prime notti restavo sveglio attento a ogni scricchiolio e graffio, così spaventato dai coyote e dall'immenso buio che non mi avventuravo nemmeno nel gabinetto . Ascoltando gli ululati del branco mentre rabbrividivo contro il mio sacco a pelo, ricordai a me stesso che ero qui per assorbire questo ...vivere fuori dalla rete, camminare con i lupi e imparare.

*

Il santuario è stato un insegnante completo, mettendo alla prova ogni mio limite. Le vesciche mi sono sbocciate sui piedi per le miglia che facevo ogni giorno semplicemente camminando per il recinto con i miei nuovi scarponcini da trekking rigidi, trascinando il personale per ore di faccende domestiche. Nel mio tempo libero ho studiato il manuale del santuario, memorizzando i nomi e i retroscena degli animali, come distinguerli, quali farmaci hanno preso e perché, e come somministrarli in sicurezza direttamente nella bocca di un lupo. Poi, dopo quasi quattordici giorni ininterrotti, ho superato gli esami necessari per diventare ufficialmente un custode di animali.

Anche la maggior parte dei soccorsi erano fuori dal loro elemento, provenivano da tutti gli angoli del paese dove si erano arresi da case private, zoo in rovina e rifugi per animali. Dal punto di vista ecologico, il sole spietato e le condizioni aride tipiche dell'alto deserto erano un clima insolito per l'Artico, i lupi del bosco e della tundra e i cani lupo alloggiati sul posto, mentre gli stessi cani lupo - qualsiasi incrocio tra un lupo e un cane - sono prevalentemente allevati e si verificano molto raramente in natura.

Lupi e cani lupo generalmente non sono buoni compagni umani. Sono esperti artisti della fuga e incredibilmente distruttivi, richiedono vaste aree di terra, enormi quantità di carne e altri cani per prosperare. Non sorprende che, una volta che quei teneri cuccioli si trasformino in adolescenti stimolanti, i proprietari possano iniziare a cercare altre sistemazioni. Purtroppo, le strutture che offrono rifugio per tutta la vita sono spesso vicine alla capacità e molti di questi "animali domestici falliti" finiscono per essere maltrattati, abbandonati o infine soppressi. Ciò ha reso i salvataggi del santuario alcuni dei più fortunati.

Come tutti i nuovi assistenti, la mia formazione è iniziata con gli animali che non rappresentavano praticamente alcuna minaccia. Greebo era il livello base che potevi ottenere. Un cane lupo di quindici anni che era arrivato al santuario dopo aver ucciso il gatto di un vicino, una volta era piuttosto dispettoso. Adesso le sue zampe posteriori si erano accasciate. I suoi denti portavano striature marroni. Ma si è comunque goduto un bel graffio intorno alla sua criniera malamute rivelatrice e si è divertito a tentare di farsi strada attraverso il cancello del recinto.

Le mie prime sessioni di custodia supervisionate con Greebo sono andate bene. Solo il secondo giorno in cui mi prendevo cura di lui da solo, mi ha morso lo stomaco, rompendo la pelle. Il segno era minuscolo. Ero tuttavia mortificato e ugualmente pieno di dubbi. Che lavoro avevo qui, una ragazza di città che aveva paura del buio, sfinita dal terreno semplice, incapace di accendere un fuoco e, a quanto pare, nemmeno abbastanza esperta da evitare il morso di un antico cane lupo?

Anche se odiavo condividere l'incidente, mi sono confidato con un membro dello staff anziano. Allison si prendeva cura di alcuni dei lupi più temibili del santuario e la sua risposta fu semplice.

«Non lasciare che lo faccia. Devi essere tu a comandare".

Mi sono sentito sia potenziato che scoraggiato dal consiglio. Sostenere i confini personali non era la mia forza, ma era chiaro che dovevo adattarmi. Il giorno dopo, quando Greebo ha tentato di sfidarmi di nuovo, ero pronto. Si è lanciato e io l'ho bloccato, la mia forza contraria lo ha fatto cadere sul sedere. Mi sono sentito male per il suo inciampo. Eppure ero anche orgoglioso. Ho mantenuto la mia posizione.

Greebo e io siamo diventati buoni amici in seguito, e con ritrovata resilienza mi sono immerso nel mio scopo: comunicare e osservare la natura e i lupi. La mia attitudine a leggerli aumentò rapidamente. Sono stato in grado di affrontare habitat e salvataggi a manutenzione più elevata che testavano regolarmente gli operatori sanitari. A quel punto avevo imparato che i lupi hanno una paura innata degli umani. Ho anche capito che ogni animale aveva una personalità unica. Alcuni erano socievoli, persino affettuosi. Altri non volevano alcun contatto. Ecco perché ai volontari è stato consigliato di lasciar andare il nostro desiderio che i soccorsi ci piacessero. Ma come amante delle persone per tutta la vita, sono stato certamente elettrizzato quando un branco di lupi della tundra mi ha preso.

Recentemente salvato da uno zoo che aveva chiuso i battenti, l'Iowa Trio era stato in mostra nella loro ex casa, con conseguente stress elevato, ritmo costante e ghette. Eppure Bruto era sorprendentemente amichevole. Il maschio alfa e il lupo più alto del santuario, era bianco e allampanato con una macchia nera sulla schiena e un'altra che gli arrivava a metà del muso. Ogni mattina lo trovavo ad aspettarmi al cancello, dove si aspettava che lo accarezzassi prima di svolgere le mie faccende.

Imparando da suo fratello, anche Navar si interessò a me. Un lupo dalle fasi nere che portava i segni argentei della mezza età, Navar acquisì lentamente il coraggio di annusare la mia schiena se ero seduto o di accettare con esitazione un graffio a un braccio di distanza. La loro sorella, Akela, era la più timida del gruppo, color sabbia con una cicatrice sul muso a forma di X. Si teneva a distanza.

Nonostante il loro trauma, le mie visite quotidiane hanno prodotto una crescente fiducia collettiva. A volte i tre mi si accalcavano intorno con curiosa eccitazione. Altre volte Navar diventava audace e mi afferrava la camicia o Brutus i miei capelli e io li scacciavo via in una scossa di adrenalina. Anche il più delicato dei soccorsi poteva infliggere danni incredibili e i miei istinti corporei spesso mi sorprendevano in quei momenti. In genere, però, il branco si annoiava di me più a lungo indugiavo, ogni lupo si allontanava verso la sua ammaccatura preferita nella terra o l'angolo ombroso sotto un albero mentre riposavo, semplicemente esistendo. La facilità che abbiamo trovato nella presenza reciproca è stata una pietra miliare per tutti noi. Come loro, ho visto dissolversi strati della mia stessa ansia, pensieri, schemi e ferite accumulati in una vita di addomesticamento .

Essere la prima persona a stringere un legame con il branco è stato un immenso privilegio. La loro accettazione è stata anche un'enorme conferma, guidando la mia transizione da outsider a insider, generando fiducia e rinnovata fiducia nella mia capacità di farcela.

Ho trovato il mio passo quando i freschi venti primaverili soffiavano durante le lunghe giornate estive. Da qualche parte tra lo scricchiolio della terra sotto i miei piedi; il sole sulle mie guance; la pelliccia nelle mie mani; il lavoro, la quiete e l'isolamento; il gracchiare dei corvi; la marcia delle tarantole; e la serratura di occhi di lupo d'oro, sono stato forgiato in qualcuno di nuovo. Poi è passato mezzo anno.

Era difficile rientrare in società dopo aver lasciato il rifugio. Ero cambiato, ma il mondo che mi ero lasciato alle spalle in gran parte no. Il frenetico consumismo capitalista regnava ancora e le guerre in Iraq e in Afghanistan si erano estese, mentre la recessione economica si aggravava e il riscaldamento globale peggiorava. All'improvviso, la mia vecchia vita non sembrava affatto una vera vita. Ho vagato per i giorni come un cane lupo, sfollato. Né selvatico né domestico. Tagliato fuori dalla natura.

Anche se sono tornato a Boston e ho intrapreso una promettente carriera nel campo dell'istruzione, i lupi e il loro territorio erano cementati nei miei pensieri. Inconsciamente, sono entrati in quasi tutte le conversazioni con qualcuno di nuovo, sono stati canalizzati attraverso il mio lavoro creativo e sono stati riciclati da me nei sogni. Ho visitato il santuario ogni anno, chiedendo a gran voce di tornare da loro, strappandomi ancora e ancora dal luogo che era diventato il mio rifugio. Poi mi aggrappavo ai ricordi dell'aria pulita e dei panorami spalancati, alla gioia di stare con i lupi e agli sballi che derivavano da relazioni così rare, trascinandoli sulla metropolitana e nel mio cubicolo, ma la beatitudine era sempre breve... vissuto.

La scrittura mi ha tenuto con i piedi per terra e ho intrapreso una nuova versione del mio romanzo dopo aver lasciato il santuario. Ricordavo anche come in cattività i lupi prosperassero grazie alla routine e lavorai ferocemente per fare spazio all'arte nella mia vita quotidiana. Mentre continuavo a scrivere, registrando centinaia di ore su una storia tentacolare e sconfinata, non ero mai stato pubblicato e raramente condividevo una parola. Tuttavia, il mio libro, come il santuario, era diventato personalmente determinante mentre ero alle prese con la prova di me stesso.

Il romanzo ei lupi erano le mie ancore mentre lottavo contro una routine quotidiana che mi faceva sentire più un passeggero che un autista nella mia stessa vita. Eppure la prospettiva del cambiamento era in atto. Cinque anni dopo il mio periodo di volontariato iniziale, ho visitato il santuario per la prima volta con il mio attuale marito, Chadley. Durante il viaggio abbiamo appreso di un'apertura: due nuove posizioni di staff. Il tempismo era giusto. Una sincera conversazione con Leyton, un'offerta inaspettata e un atto di fede ci hanno rimandato a casa a fare le valigie per il New Mexico a lungo termine.

Abbiamo lasciato il lavoro, venduto la maggior parte dei nostri averi e abbandonato la nostra vita cittadina per un nuovo inizio come direttore del programma del santuario e coordinatore dell'evento. Ho compiuto trent'anni durante il nostro viaggio attraverso il paese. Il mio cuore fece un balzo durante l'ultima tappa del nostro viaggio, battendo al ritmo delle nostre ruote lungo il tratto familiare di Candy Kitchen Road. L'auto ha sollevato polvere di ghiaia negli ultimi quattro chilometri, sferragliando sulla grata arrugginita del bestiame e nel nostro vialetto, dove ci siamo abbracciati all'interno del capannone modificato che sarebbe diventato la nostra casa.

Come personale, le nostre giornate si sono rapidamente riempite degli alti e bassi del lavoro di conservazione senza scopo di lucro. Lunghe ore trascorse a correre contro il tempo per prendersi cura di dozzine di animali selvatici e sbarcare il lunario in quelle che potrebbero essere condizioni difficili: maltempo, pochi servizi, scarsi finanziamenti e poco tempo libero. Ma svegliarsi ogni mattina con un'altra alba dipinta cantata in vita da lupi e coyote mi ha fatto sentire più in sintonia con la mia anima e con la natura che mai.

Navar era ormai anziano, sopravvissuto ai suoi compagni di branco. Nonostante il tempo trascorso, siamo rimasti vicini. Fu raggiunto da Contessa, che si era trasferita di recente dopo che un altro animale l'aveva quasi uccisa. Una vivace favorita tra tutti coloro che l'hanno incontrata, Contessa era precedentemente di proprietà di un DJ radiofonico ed era uno dei cani lupo di cui mi ero preso cura come volontario. Nella sua giovinezza, si diceva che si fosse mescolata con le star e avesse persino conosciuto i Coldplay, ma i suoi bisogni fisici hanno confermato che la vita domestica non faceva per lei. Con la maturità il suo corpo è diventato rotondo, i suoi fianchi doloranti e la sua pelliccia un tempo nera è diventata grigio acciaio.

Prendersi cura di Navar e Contessa nei loro anni d'oro era agrodolce. Ogni giorno durante le faccende mattutine mi sedevo su una roccia in mezzo a loro. Navar si fermò accanto a me con sicurezza regale mentre la Contessa si scagliava contro di me, richiamando la mia attenzione. Noi tre ululavamo spesso insieme. A volte ridevo; altre volte piangevo ascoltando le loro voci un tempo potenti ridotte a sussurri. Nonostante la loro età, potrebbero ancora iniziare una canzone in tutto il santuario.

La coppia è passata a pochi mesi l'una dall'altra durante la nostra ultima primavera al santuario, la loro morte ha segnato l'inizio di un anno che avrebbe portato con sé diversi animali a me più cari. Anche se mi mancavano quei lupi, la loro assenza ha creato spazio affinché le mie relazioni prosperassero con altri salvataggi. Chadley e io siamo diventati infinitamente più vicini anche durante il nostro tratto al santuario. Per anni abbiamo parlato seriamente di avere figli e, col tempo, è arrivata un'urgenza. Ci siamo fidanzati l'agosto prima di lasciare il New Mexico e abbiamo annunciato le nostre dimissioni poco dopo, decidendo di avvicinarci alla famiglia prima di iniziare la nostra.

In natura, è normale che le dinamiche del branco cambino man mano che i membri nascono, si uniscono, invecchiano, se ne vanno, muoiono. Non ero pronto per andare, ma sapevo che era ora di andare avanti. È stato allora che ho iniziato a diventare pienamente consapevole del mio intenso attaccamento al santuario e di cosa avrebbe significato andarsene per il mio mondo interiore. Chi sarei senza i miei lupi?

*Enmeshment è un termine che gli psicologi usano per descrivere uno stato emotivo in cui i confini tra l'identità, il sé e il lavoro di una persona sono sfumati. Solitamente applicato a carriere di alto livello, l'entanglement può capitare a chiunque. Sicuramente è successo a me .

Negli anni che seguirono, Chadley e io ci sposammo, ci trasferimmo nel New Hampshire e ricominciammo le nostre vite. Abbiamo avuto due bellissimi bambini, ho finito il mio libro, ho interrogato agenti, pubblicato articoli e ho trovato una carriera nell'agricoltura, dove il messaggio "cresci dove sei piantato" mi ha incontrato ad ogni turno. All'inizio il mantra mi ha davvero infastidito, indicando le mie paure di ricadere sul sedile del passeggero teorico del viaggio della mia vita. Ma se era la presenza che cercavo nel santuario, cosa potrebbe esserci di più selvaggio, meraviglioso, persino ribelle che prosperare proprio dove sono invece di struggermi per qualcosa di diverso?

Questo mi ha dato la certezza di cui avevo bisogno quando ho sentito che il santuario stava cercando un nuovo direttore poco dopo la nascita del nostro primo figlio. Anche se ho preso in considerazione l'idea di candidarmi, ho lasciato che l'apertura andasse e venisse, accantonando il mio desiderio di tornare al santuario insieme al mio romanzo, che avevo stabilito necessitasse di più lavoro di quanto avessi la volontà di dargli. Forse avevo imparato che il processo era più importante del risultato, che era giunto il momento per nuove storie, che volendo scrivere un libro ho scritto una vita. Per una volta non mi addolorai.

Ho spesso ricordato qualcosa che il proprietario di Contessa ha detto al nostro team quando è venuto a trovarla dopo la sua morte. "Una volta che possiedi un lupo", ha detto dopo che abbiamo sparso le sue ceneri, "non vorrai mai tornare a possedere un cane normale".

Il commento era un po' grossolano viste le circostanze, ma ho capito cosa intendeva. Anch'io ero stato catturato dal possesso di qualcosa di speciale e raro. Avevo permesso che il mio rapporto con i lupi si annodasse alla mia autostima , portando a una serie di convinzioni limitanti che legavano la mia serenità, orgoglio e successo a un unico luogo, professione e modo particolare di comunicare con la natura.

Vivendo con i lupi, ho visto in prima persona come i miti che raccontiamo su noi stessi, questa carismatica megafauna e il nostro rapporto con loro stiano innegabilmente plasmando la natura selvaggia, e che non dobbiamo andare così lontano per metterli in relazione. Connettersi con il mondo naturale può essere semplice e significativo come raccogliere ghiande con i miei bambini piccoli o guidare le nostre mani sulla corteccia ondulata di una quercia, sostenere lo sguardo di un cervo, ascoltare il ronzio di un colibrì e inalare il profumo terroso del suolo.

Niente può togliere i miei anni di lavoro con i lupi, ma le politiche di oggi avranno senza dubbio un impatto su chi avrà accesso a loro domani e dove esiste questa specie chiave di volta nel mondo, che sia in natura, nel mirino o nelle nostre case . Da quando ho lasciato il santuario, i lupi grigi hanno perso e parzialmente riconquistato lo status di specie in via di estinzione, consentendo agli stati di riprendere pratiche di caccia un tempo vietate che hanno portato i predatori sull'orlo dell'estinzione negli anni '60 . Ma i lupi appartengono. Hanno il diritto di esistere e, poiché gli animali sono continuamente spostati, dobbiamo imparare a vivere al loro fianco, a onorare il nostro amore per la natura selvaggia senza doverla possedere e a proteggere ciò che le creature e gli habitat rimangono per le generazioni future.

A volte abbiamo solo bisogno di cambiare la narrazione per migliorare la storia.

Anche se potrei rispolverare il mio manoscritto o tornare al santuario negli anni futuri, ho imparato che non è un fallimento passare ad altri sogni. I miei desideri oggi sono opportunamente diversi dalle mie voglie più giovani: essere il tipo di donna che cura un orto vibrante, che mette sott'aceto e conserva, che è presente con il coniuge e i figli, che cuce, conserva i semi e scrive ancora . Potrei non essere ancora lì, ma sono qui adesso. Dove voglio essere.

mercoledì 19 gennaio 2022

L'OBBEDIENZA NON È PIÙ UNA VIRTÙ. IL TESTO DI DON LORENZO MILANI


L'11 febbraio 1965 un gruppo di cappellani militari toscani in congedo votò in assemblea un documento in cui si dichiarava, tra l'altro, di considerare "Un insulto alla Patria e ai suoi Caduti la cosiddetta "obiezione di coscienza" che, estranea al comandamento cristiano dell'amore, è espressione di viltà"( ai  tempi essere obiettori di coscienza era equiparato a essere dei vili, dei vigliacchi, dei senza patria). 

A quel documento pubblicato sulla Nazione don Lorenzo Milani rispose così.

Da tempo avrei voluto invitare uno di voi a parlare ai miei ragazzi della vostra vita. Una vita che i ragazzi e io non capiamo. Avremmo però voluto fare uno sforzo per capire e soprattutto domandarvi come avete affrontato alcuni problemi pratici della vita militare.

Non ho fatto in tempo a organizzare questo incontro tra voi e la mia scuola. Io l'avrei voluto privato, ma ora che avete rotto il silenzio voi, e su un giornale, non posso fare a meno di farvi quelle stesse domande pubblicamente.

PRIMO perché avete insultato dei cittadini che noi e molti altri ammiriamo. E nessuno, ch'io sappia, vi aveva chiamati in causa. A meno di pensare che il solo esempio di quella loro eroica coerenza cristiana bruci dentro di voi una qualche vostra incertezza interiore.

SECONDO perché avete usato, con estrema leggerezza e senza chiarirne la portata, vocaboli che sono più grandi di voi. Nel rispondermi badate che l'opinione pubblica è oggi più matura che in altri tempi e non si contenterà né d'un vostro silenzio, né d'una risposta generica che sfugga alle singole domande. Paroloni sentimentali o volgari insulti agli obiettori o a me non sono argomenti. Se avete argomenti sarò ben lieto di darvene atto e di ricredermi se nella fretta di scrivere mi fossero sfuggite cose non giuste. Non discuterò qui l'idea di Patria in sé. Non mi piacciono queste divisioni. Se voi però avete diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri allora vi dirò che, nel vostro senso, io non ho Patria e reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall'altro. Gli uni son la mia Patria, gli altri i miei stranieri. E se voi avete il diritto, senza essere richiamati dalla Curia, di insegnare che italiani e stranieri possono lecitamente anzi eroicamente squartarsi a vicenda, allora io reclamo il diritto di dire che anche i poveri possono e debbono combattere i ricchi. E almeno nella scelta dei mezzi sono migliore di voi: le armi che voi approvate sono orribili macchine per uccidere, mutilare, distruggere, far orfani e vedove. Le uniche armi che approvo io sono nobili e incruente: lo sciopero e il voto.

Abbiamo dunque idee molto diverse. Posso rispettare le vostre se le giustificherete alla luce del Vangelo o della Costituzione. Ma rispettate anche voi le idee degli altri. Soprattutto se son uomini che per le loro idee pagano di persona. Certo ammetterete che la parola Patria è stata usata male molte volte. Spesso essa non è che una scusa per credersi dispensati dal pensare, dallo studiare la storia, dallo scegliere, quando occorra, tra la Patria e valori ben più alti di lei. Non voglio in questa lettera riferirmi al Vangelo.

È troppo facile dimostrare che Gesù era contrario alla violenza e che per sé non accettò nemmeno la legittima difesa. Mi riferirò piuttosto alla Costituzione. Articolo 11 «L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli...». Articolo 52 «La difesa della Patria è sacro dovere del cittadino». Misuriamo con questo metro le guerre cui è stato chiamato il popolo italiano in un secolo di storia. Se vedremo che la storia del nostro esercito è tutta intessuta di offese alle Patrie degli altri dovrete chiarirci se in quei casi i soldati dovevano obbedire o obiettare quel che dettava la loro coscienza. E poi dovrete spiegarci chi difese più la Patria e l'onore della Patria: quelli che obiettarono o quelli che obbedendo resero odiosa la nostra Patria a tutto il mondo civile? Basta coi discorsi altisonanti e generici.

Scendete nel pratico. Diteci esattamente cosa avete insegnato ai soldati. L'obbedienza a ogni costo? E se l'ordine era il bombardamento dei civili, un'azione di rappresaglia su un villaggio inerme, l'esecuzione sommaria dei partigiani, l'uso delle armi atomiche, batteriologiche, chimiche, la tortura, l'esecuzione d'ostaggi, i processi sommari per semplici sospetti, le decimazioni (scegliere a sorte qualche soldato della Patria e fucilarlo per incutere terrore negli altri soldati della Patria), una guerra di evidente aggressione, l'ordine d'un ufficiale ribelle al popolo sovrano, la repressione di manifestazioni popolari? Eppure queste cose e molte altre sono il pane quotidiano di ogni guerra. Quando ve ne sono capitate davanti agli occhi o avete mentito o avete taciuto. O volete farci credere che avete volta volta detto la verità in faccia ai vostri «superiori» sfidando la prigione o la morte? Se siete ancora vivi e graduati è segno che non avete mai obiettato a nulla. Del resto ce ne avete dato la prova mostrando nel vostro comunicato di non avere la più elementare nozione del concetto di obiezione di coscienza. Non potete non pronunciarvi sulla storia di ieri se volete essere, come dovete essere, le guide morali dei nostri soldati. Oltre a tutto la Patria, cioè noi, vi paghiamo o vi abbiamo pagato anche per questo. E se manteniamo a caro prezzo (1000 miliardi l'anno) l'esercito, è solo perché difenda colla Patria gli alti valori che questo concetto contiene: la sovranità popolare, la libertà, la giustizia. E allora (esperienza della storia alla mano) urgeva più che educaste i nostri soldati all'obiezione che all'obbedienza. L'obiezione in questi 100 anni di storia l'han conosciuta troppo poco. L'obbedienza, per disgrazia loro e del mondo, l'han conosciuta anche troppo. Scorriamo insieme la storia. Volta volta ci direte da che parte era la Patria, da che parte bisognava sparare, quando occorreva obbedire e quando occorreva obiettare. 1860. Un esercito di napoletani, imbottiti dell'idea di Patria, tentò di buttare a mare un pugno di briganti che assaliva la sua Patria. Fra quei briganti c'erano diversi ufficiali napoletani disertori della loro Patria. Per l'appunto furono i briganti a vincere. Ora ognuno di loro ha in qualche piazza d'Italia un monumento come eroe della Patria.

A 100 anni di distanza la storia si ripete: l'Europa è alle porte. La Costituzione è pronta a riceverla: «L'Italia consente alle limitazioni di sovranità necessarie...». I nostri figli rideranno del vostro concetto di Patria, così come tutti ridiamo della Patria Borbonica. I nostri nipoti rideranno dell'Europa. Le divise dei soldati e dei cappellani militari le vedranno solo nei musei. La guerra seguente 1866 fu un'altra aggressione. Anzi c'era stato un accordo con il popolo più attaccabrighe e guerrafondaio del mondo per aggredire l'Austria insieme. Furono aggressioni certo le guerre (1867-1870) contro i Romani i quali non amavano molto la loro secolare Patria, tant'è vero che non la difesero. Ma non amavano molto neanche la loro nuova Patria che li stava aggredendo, tant'è vero che non insorsero per facilitarle la vittoria. Il Gregorovius spiega nel suo diario: «L'insurrezione annunciata per oggi, è stata rinviata a causa della pioggia». Nel 1898 il Re «Buono» onorò della Gran Croce Militare il generale Bava Beccaris per i suoi meriti in una guerra che è bene ricordare. L'avversario era una folla di mendicanti che aspettavano la minestra davanti a un convento a Milano. Il Generale li prese a colpi di cannone e di mortaio solo perché i ricchi (allora come oggi) esigevano il privilegio di non pagare tasse. Volevano sostituire la tassa sulla polenta con qualcosa di peggio per i poveri e di meglio per loro. Ebbero quel che volevano. I morti furono 80, i feriti innumerevoli. Fra i soldati non ci fu né un ferito né un obiettore. Finito il servizio militare tornarono a casa a mangiar polenta. Poca perché era rincarata. Eppure gli ufficiali seguitarono a farli gridare «Savoia» anche quando li portarono a aggredire due volte (1896 e 1935) un popolo pacifico e lontano che certo non minacciava i confini della nostra Patria. Era l'unico popolo nero che non fosse ancora appestato dalla peste del colonialismo europeo.

Quando si battono bianchi e neri siete coi bianchi? Non vi basta di imporci la Patria Italia? Volete imporci anche la Patria Razza Bianca? Siete di quei preti che leggono la Nazione? Stateci attenti perché quel giornale considera la vita d'un bianco più che quella di 100 neri. Avete visto come ha messo in risalto l'uccisione di 60 bianchi nel Congo, dimenticando di descrivere la contemporanea immane strage di neri e di cercarne i mandanti qui in Europa? Idem per la guerra di Libia. Poi siamo al '14. L'Italia aggredì l'Austria con cui questa volta era alleata. Battisti era un Patriota o un disertore? È un piccolo particolare che va chiarito se volete parlare di Patria. Avete detto ai vostri ragazzi che quella guerra si poteva evitare? Che Giolitti aveva la certezza di poter ottenere gratis quello che poi fu ottenuto con 600.000 morti? Che la stragrande maggioranza della Camera era con lui (450 su 508)? Era dunque la Patria che chiamava alle armi? E se anche chiamava, non chiamava forse a una «inutile strage»? (l'espressione non è d'un vile obiettore di coscienza ma d'un Papa canonizzato). Era nel '22 che bisognava difendere la Patria aggredita. Ma l'esercito non la difese. Stette a aspettare gli ordini che non vennero. Se i suoi preti l'avessero educato a guidarsi con la Coscienza invece che con l'Obbedienza «cieca, pronta, assoluta» quanti mali sarebbero stati evitati alla Patria e al mondo (50.000.000 di morti). Così la Patria andò in mano a un pugno di criminali che violò ogni legge umana e divina e riempiendosi la bocca della parola Patria, condusse la Patria allo sfacelo. In quei tragici anni quei sacerdoti che non avevano in mente e sulla bocca che la parola sacra «Patria», quelli che di quella parola non avevano mai voluto approfondire il significato, quelli che parlavano come parlate voi, fecero un male immenso proprio alla Patria (e, sia detto incidentalmente, disonorarono anche la Chiesa). Nel '36 50.000 soldati italiani si trovarono imbarcati verso una nuova infame aggressione: Avevano avuto la cartolina di precetto per andar «volontari» a aggredire l'infelice popolo spagnolo. Erano corsi in aiuto d'un generale traditore della sua Patria, ribelle al suo legittimo governo e al popolo suo sovrano. Coll'aiuto italiano e al prezzo d'un milione e mezzo di morti riuscì a ottenere quello che volevano i ricchi: blocco dei salari e non dei prezzi, abolizione dello sciopero, del sindacato, dei partiti, d'ogni libertà civile e religiosa. Ancor oggi, in sfida al resto del mondo, quel generale ribelle imprigiona, tortura, uccide (anzi garrota) chiunque sia reo d'aver difeso allora la Patria o di tentare di salvarla oggi.

Senza l'obbedienza dei «volontari» italiani tutto questo non sarebbe successo. Se in quei tristi giorni non ci fossero stati degli italiani anche dall'altra parte, non potremmo alzar gli occhi davanti a uno spagnolo. Per l'appunto questi ultimi erano italiani ribelli e esuli dalla loro Patria. Gente che aveva obiettato. Avete detto ai vostri soldati cosa devono fare se gli capita un generale tipo Franco? Gli avete detto che agli ufficiali disobbedienti al popolo loro sovrano non si deve obbedire? Poi dal '39 in là fu una frana: i soldati italiani aggredirono una dopo l'altra altre sei Patrie che non avevano certo attentato alla loro (Albania, Francia, Grecia, Egitto, Jugoslavia, Russia). Era una guerra che aveva per l'Italia due fronti. L'uno contro il sistema democratico. L'altro contro il sistema socialista. Erano e sono per ora i due sistemi politici più nobili che l'umanità si sia data. L'uno rappresenta il più alto tentativo dell'umanità di dare, anche su questa terra, libertà e dignità umana ai poveri. L'altro il più alto tentativo dell'umanità di dare, anche su questa terra, giustizia e eguaglianza ai poveri. Non vi affannate a rispondere accusando l'uno o l'altro sistema dei loro vistosi difetti e errori. Sappiamo che son cose umane. Dite piuttosto cosa c'era di qua dal fronte. Senza dubbio il peggior sistema politico che oppressori senza scrupoli abbiano mai potuto escogitare. Negazione d'ogni valore morale, di ogni libertà se non per i ricchi e per i malvagi. Negazione d'ogni giustizia e d'ogni religione. Propaganda dell'odio e sterminio d'innocenti. Fra gli altri lo sterminio degli ebrei (la Patria del Signore dispersa nel mondo e sofferente). Che c'entrava la Patria con tutto questo? e che significato possono più avere le Patrie in guerra da che l'ultima guerra è stata un confronto di ideologie e non di patrie? Ma in questi cento anni di storia italiana c'è stata anche una guerra «giusta» (se guerra giusta esiste). L'unica che non fosse offesa delle altrui Patrie, ma difesa della nostra: la guerra partigiana. Da un lato c'erano dei civili, dall'altra dei militari. Da un lato soldati che avevano obbedito, dall'altra soldati che avevano obiettato. Quali dei due contendenti erano, secondo voi, i «ribelli», quali i «regolari»? È una nozione che urge chiarire quando si parla di Patria. Nel Congo p. es. quali sono i «ribelli»? Poi per grazia di Dio la nostra Patria perse l'ingiusta guerra che aveva scatenato. Le Patrie aggredite dalla nostra Patria riuscirono a ricacciare i nostri soldati. Certo dobbiamo rispettarli. Erano infelici contadini o operai trasformati in aggressori dall'obbedienza militare. Quell'obbedienza militare che voi cappellani esaltate senza nemmeno un «distinguo» che vi riallacci alla parola di San Pietro: «Si deve obbedire agli uomini o a Dio?». E intanto ingiuriate alcuni pochi coraggiosi che son finiti in carcere per fare come ha fatto San Pietro.

In molti paesi civili (in questo più civili del nostro) la legge li onora permettendo loro di servir la Patria in altra maniera. Chiedono di sacrificarsi per la Patria più degli altri, non meno. Non è colpa loro se in Italia non hanno altra scelta che di servirla oziando in prigione. Del resto anche in Italia c'è una legge che riconosce un'obiezione di coscienza. È proprio quel Concordato che voi volevate celebrare. Il suo terzo articolo consacra la fondamentale obiezione di coscienza dei Vescovi e dei Preti. In quanto agli altri obiettori, la Chiesa non si è ancora pronunziata né contro di loro né contro di voi. La sentenza umana che li ha condannati dice solo che hanno disobbedito alla legge degli uomini, non che son vili. Chi vi autorizza a rincarare la dose? E poi a chiamarli vili non vi viene in mente che non s'è mai sentito dire che la viltà sia patrimonio di pochi, l'eroismo patrimonio dei più? Aspettate a insultarli. Domani forse scoprirete che sono dei profeti. Certo il luogo dei profeti è la prigione, ma non è bello star dalla parte di chi ce li tiene. Se ci dite che avete scelto la missione di cappellani per assistere feriti e moribondi, possiamo rispettare la vostra idea. Perfino Gandhi da giovane l'ha fatto. Più maturo condannò duramente questo suo errore giovanile. Avete letto la sua vita? Ma se ci dite che il rifiuto di difendere se stesso e i suoi secondo l'esempio e il comandamento del Signore è «estraneo al comandamento cristiano dell'amore» allora non sapete di che Spirito siete! che lingua parlate? Come potremo intendervi se usate le parole senza pesarle? Se non volete onorare la sofferenza degli obiettori, almeno tacete! Auspichiamo dunque tutto il contrario di quel che voi auspicate: Auspichiamo che abbia termine finalmente ogni discriminazione e ogni divisione di Patria di fronte ai soldati di tutti i fronti e di tutte le divise che morendo si son sacrificati per i sacri ideali di Giustizia, Libertà, Verità.

Rispettiamo la sofferenza e la morte, ma davanti ai giovani che ci guardano non facciamo pericolose confusioni fra il bene e il male, fra la verità e l'errore, fra la morte di un aggressore e quella della sua vittima. Se volete diciamo: preghiamo per quegli infelici che, avvelenati senza loro colpa da una propaganda d'odio, si son sacrificati per il solo malinteso ideale di Patria calpestando senza avvedersene ogni altro nobile ideale umano.

Lorenzo Milani sac

martedì 11 gennaio 2022

Dobbiamo riprenderci libertà e democrazia!”

Avvocati Linda Corrias e Nino Moriggia

Ormai la realtà è sotto gli occhi di tutti. Dissonante è questa narrativa illogica. Se si confrontano i dati dei contagi 2020 e 2021 ci si rende conto che da quando è iniziata questa campagna vaccinale i contagi sono aumentati. Ormai è evidente che chi ha ricevuto anche le tre dosi ormai si ammala ed è altamente contagioso. Abbiamo denuncia di focolai in ambiente dove il 100% dei lavoratori è vaccinato. È un trattamento che non immunizza, anzi indebolisce le difese immunitarie.
L’imposizioni è evidente che abbia altre finalità e non quella di contenere l’emergenza sanitaria.
Questa legiferazione convulsa preclude la possibilità di reagire perché un’impugnazione di un atto normativo di oggi diventa obsoleta dopo 7 giorni. Quindi pregiudica qualsiasi verifica di legalità e legittimità.
Gravissima l’imposizione di obbligo di pass verde a chi entra nei tribunali. Si sta pregiudicando il diritto di difesa. Come l’obbligo vaccinale indiscriminato per i cinquantenni.

Invito al risveglio per i parlamentari e la Magistratura, che seppur offuscata da tale confusione nella narrativa scientifica, non può non rendersi conto delle perpetrata emergenza costituzionale, di violazione dei diritti umani e fondamentali. I nostri ricorsi non possono cadere nel nulla in virtù di una emergenza sanitaria, vera o paventata. Altrimenti è ovvio che siano in una situazione di colpo di stato, di dittatura e, ancor peggio, di totalitarismo.

L’obiettivo è quello dell’identità digitale, la cessione di sovranità e una costituzione europea. Concentri in un unico documento digitale tutti i tuoi dati, che sono quelli sanitari, civili, anagrafici, bancari, fiscali, di circolazione. Per arrivare al modello cinese. Verso il transumanesimo.

La Magistratura in questo momento ha una grade responsabilità, perché questa deriva di passaggio da uno Stato democratico a uno totalitario ha avuto dei segnali evidenti. Come ad esempio la liberazione dei capi della mafia con la scusa del contagio. La Magistratura in una certa parte è connivente, o corresponsabile, o ingessata o aspetta il momento opportuno per mettere sul tavolo le carte. Perché le Procure hanno le carte, hanno le prove e devono solo partire coi mandati di cattura. Questo è quello che sarebbe successo in uno stato democratico. Lo abbiamo visto con mani pulite. Anche in questo caso sarà la corruzione l’ago della bilancia. Quando siamo in un contesto di corruzione non possiamo parlare di complottismo, di negazionismo. I vaccini da chi vengono prodotti? Quanto sono stati pagati? Dove sono finite le commissioni e perché qualcuno ha deciso di usare questi farmaci quando in realtà sta emergendo che non ce n’era bisogno e che è stato un fallimento totale? Quindi, questi investimenti coi nostri soldi perché sono stati fatti? Questo mettere gli uni contro gli altri serve a deviare dal vero bersaglio che è la corruzione, gli accordi che sono stati fatti. Dei parlamentari hanno chiesto di desecretare ma le cifre di questi contratti sono rimaste segrete.”

– Ma perché questo accade soprattutto in Italia?

“Perché l’Italia è culla dell’arte, della cultura, della civiltà. Perché c’è il vaticano, la massoneria, tanti interessi. Perché Draghi è stato incaricato di liquidarci, come ha fatto con la Grecia. Per togliere di mezzo le partite IVA, quel segmento di economia che dà fastidio alle multinazionali.

Le menti della popolazione sono obnubilate dalla propaganda martellante, quotidiana, H24, che abbassa la prospettiva. La popolazione italiana ha perso la progettualità. In questo senso l’Italia è un paese che verrà svenduto perché si sta mettendo in discussione quella che è la capacità produttiva. Anche tutte queste sospensioni sul lavoro mettono in ginocchio le famiglie. Perché le persone debbono essere ricattate?

Questa legiferazione folle nasconde qualche altro retroscena sinistro.

Il 15 ci sarà una manifestazione a Roma che invitiamo a mantenere pacifica e a stare attenti agli infiltrati, perché quello che manca loro è solo la scusa per giustificare l’intervento della legge marziale.

Il 20 gli avvocati saranno a Roma, tutti in toga, a manifestare davanti alla Corte di Cassazione.

Le persone non si stanno rendendo conto della gravità della situazione, del baratro in cui ci stanno infilando.

Ci troviamo davanti a un paradosso tale dove non solo viene proposto un trattamento che non immunizza, ma dove le persone sperano di ammalarsi, di risultare positive al tampone per poter ottenere un pass da guarigione. Dove per avere la libertà di circolazione ci si auspica di risultare positivi al tampone. Ci rendiamo conto che questa è una società deviata? Sperare di ammalarsi per essere liberi.”

– Ma se mi costringono a fare l’inoculazione e chiedo i mettermi per iscritto che mi proteggerà dal virus e che non avrò controindicazioni?

“Come Comicost abbiamo fatto una linea guida: fissate l’appuntamento, fatevi accompagnare da una persona di fiducia e filmate tutto quello che succede. Intanto chiedere al medico dove sia la ricetta che è necessaria anche solo per acquistare un farmaco, perché questo è un farmaco, e lo ha scritto anche l’AIFA, che necessita di prescrizione medica. Poi passare al consenso informato, dove uno è obbligato dalla legge a farsi la puntura ma deve firmare un consenso. Anche questo è un paradosso. Quindi nel consenso noi facciamo mettere che: io sono sotto ricatto, sono obbligato dalla legge a farmi somministrare un farmaco che non ha niente a che vedere con l’evitare il contagio e in più devo darti l’OK per inocularmi un farmaco sperimentale. Nei prossimi giorni presenteremo una denuncia perché per il trattato internazionale di New York del 1966 nessuno può ricevere un trattamento di farmaco sperimentale senza il suo consenso. E poi alla fine al medico vaccinatore, se è così sicuro che la puntura funzioni, protegga e sia la soluzioni del problema pandemico, gli si chiede di firmare un’assunzione di responsabilità. E non lo fanno. Quindi si passa alla Procura della Repubblica, o attraverso i Carabinieri o direttamente. E dovete denunciarli tutti, perché questo è l’unico modo per far scattare la Magistratura: le migliaia e migliaia di denunce. A questo punto il Magistrato non può sottrarsi alle sue responsabilità professionali.

Bisogna proteggere anche la prole. Neo mamme hanno chiesto aiuto perché hanno i bimbi piccoli in terapia intensiva e non possono andare a trovarli e allattarli perché non vaccinate e vengono equiparate a dei visitatori. Stiamo arrivando alla disumanizzazione, ma nessuno di noi deve accettare tutto questo.”


lunedì 4 ottobre 2021

Il Rapporto FLEXNER

 


 A IMPERITURA INFAMIA

IL RAPPORTO FLEXNER breve storia di come siamo arrivati alla Medicina di oggi.

C'è sempre una spiegazione al perché le cose vadano come vanno, la medicina è una di queste.

All'inizio del 900 i medici erano liberi, decidevano la terapia migliore in base alla conoscenza diretta del paziente e dell'ambiente in cui viveva.

La medicina conservava un impronta mossa dall'esperienza e richiedeva al medico sia la capacità diagnostica, sia quella incline alla sperimentazione.

Questo metodo garantiva, attraverso la migliore conoscenza delle caratteristiche dei pazienti, una terapia personalizzata.

Nel 1908 l'American Association e la Carnagie Foundation ( associazioni private americane e soprattutto il “pozzo nero” delle Fondazioni create dagli uomini più ricchi del mondo tra cui, appunto Carnagie, Ford, Rockefeller ) finanziarono e promossero una inchiesta ( ovviamente a scopo filantropico e con i loro parametri di valutazione) sulla qualità di istruzione in campo medico negli Stati Uniti e in Canada e l'affidarono a Abraham Flexner, un ambizioso educatore che poteva contare come principale referenza la potente Rockfeller Foundation, pur non avendo alcuna qualifica medica.

Nel 1910 usci il celebre rapporto Flexner che denunciava l'inadeguatezza del percorso medico formativo spesso limitato alla ripetizione mnemonica delle nozioni...”

Il primo passo verso la formazione di un nuovo ordine medico, con il pretesto di innalzare il livello qualitativo dell'assistenza sanitaria “ Non a caso le istanze che avevano promosso l'inchiesta erano sorte contemporaneamente alla nascita delle prime grandi industrie farmaceutiche. Come prevedibile l’inchiesta patrocinata dalle elite finanziaria si accani sulla presunta pericolosità e scarsa efficacia dei trattamenti omeopatici e di ogni altra terapia che non prevedeva il ricorso ai farmaci di sintesi e ai principi allopatici.

Il rapporto concluse che era necessario ammodernare il sistema sanitario introducendo uno standard di cure uniforme per tutto l’ordine medico e conseguentemente dei pazienti.

Prima del rapporto Flexner i medici erano liberi di praticare qualsiasi trattamento, farmacologico o non, che potesse essere utile alla guarigione del paziente in base alla sua singolarità, mentre, da quel momento in poi, l’unico metodo di cura riconosciuto dal sistema sanitario americano divenne quello basato sui prodotti dell’industria e quindi l’indifferenziazione dell’individuo, tutti sono trattati con i medesimi protocolli.

Da 1910 le Università, se volevano ricevere ancora fondi dalle fondazioni, esclusero sistematicamente i medici naturalistici dalle cattedre, vennero privati di riconoscimento e fu vietata loro la professione. I naturalisti, i fitoterapisti, gli omeopati, i chiropratici divennero non riconosciuti nella loro professione, mentre i dirigenti universitari di medicina ebbero accesso ad ingenti finanziamenti messi a disposizione dai banchieri e dalle Fondazioni.

In cambio dell’aiuto economico i “filantropi” inserirono i loro uomini di fiducia nei direttivi accademici, per “garantire” la corretta gestione di fondi.

Le università potevano ampliarsi, costruire nuovi edifici, allestire laboratori costosi e acquisire prestigio internazionale, diventando l’esempio scientifico da seguire.



sabato 20 marzo 2021

SIETE VOI A FARMI PAURA.



Non ho paura del covid, che probabilmente esiste come l’influenza.
Sinceramente non è una cosa che mi fa paura più di un tumore o di patologie ben più gravi che sono praticamente sempre mortali.
Più che altro mi fa paura tutto quello che sta succedendo intorno a me.
Mi fa paura che ieri pomeriggio passeggiavo per la mia città tra uomini e donne imbavagliati, come se fosse normale.
Mi fa paura la paura che state incutendo alle persone, senza avere un minimo di equilibrio, di senso della misura.
Mi fa paura che nessuno parli mai della fine di tutto questo.
Mi fa paura quando leggo che il mondo è cambiato per sempre, mi fa paura che non parliate di soluzioni che siano diverse dal vaccinarsi, dal isolarsi da possibili richiusure.
Mi fa paura che ormai da tre anni siamo in scacco di una malattia di cui nessuno conosce o non vuol far sapere, la reale pericolosità, sulla quale ci sono troppi dubbi, troppe ombre, troppi non detti, troppe speculazioni, troppi interessi politici economici e personali.
Documenti secretati, silenzi, mezze verità che non mi fanno stare tranquillo.
Il punto però non è questo.
Il punto è che mi fa paura che qualcuno quasi si diverta a generare paura.
Mi fa paura che parliate ancora di possibili limitazioni delle libertà personali discriminando, dividendo e parzializzando i diritti.
Mi fa paura che medici, operatori, giudici, non assolvano al loro dovere nei confronti della legge e dei cittadini.
Mi fa paura che piano piano ci si stia abituando alla paura, ci si stia abituando a non abbracciarsi, a non darsi la mano, a non vivere.
E mi fa paura che respirare con un bavaglio in faccia, che copre bocca e naso, stia diventando normale.

Siete voi a farmi paura.


(da sconosciuto autore)




domenica 31 gennaio 2021

"QUANDO SARÒ VECCHIA.......

 


"QUANDO SARÒ VECCHIA MI VESTIRÒ DI VIOLA
CON UN CAPPELLO ROSSO CHE NON SI INTONA E NON MI DONA.
(Jenny Joseph)

"Quando sarò vecchia mi vestirò di viola
con un cappello rosso che non si intona e non mi dona.
E spenderò la mia pensione in brandy e guanti estivi
E in sandali di raso, e poi dirò che non abbiamo soldi per il burro.
Mi siederò sul marciapiede quando sarò stanca
E arrafferò assaggi di cibo nei negozi, suonerò tutti i campanelli
Farò scorrere il mio bastone sulle ringhiere
E mi rifarò della sobrietà della mia giovinezza.
Uscirò in pantofole sotto la pioggia
E raccoglierò fiori nei giardini degli altri
E imparerò a sputare.
Quando sei vecchia puoi indossare assurde camicie e ingrassare
E mangiare tre libbre di salsicce in un colpo solo
O solo pane e sottaceti per una settimana,
E accumulare penne e matite e tappi di bottiglia e cianfrusaglie nelle scatole.
Ma ora dobbiamo indossare vestiti che ci tengano asciutti,
E pagare l’affitto e non dire parolacce per strada
E dare il buon esempio ai bambini.
Dobbiamo invitare amici a cena e leggere il giornale.
Ma forse dovrei cominciare a fare un po’ di pratica adesso?
Così chi mi conosce non rimarrà troppo scioccato e sorpreso
Quando improvvisamente sarò vecchia, e comincerò a vestirmi di viola".




Fino alla fine

Si tratta di Anne e Sigrid, madre e figlia, insegnante di scienze e dottoressa. Il più grande ha 67 anni, il più giovane appena 40. Entrambi...